Nella nostra esperienza lavorativa ci siamo spesso imbattuti in aziende ferventi seguaci di una pseudo-religione che pone il prodotto al centro di ogni azione aziendale, l’alfa e l’omega di ogni tattica e strategia, per dirla in termini colti. L’assunto dogmatico alla base di questa religione è, più o meno: “Se ho il prodotto migliore, tutti i clienti lo vorranno”. Una tale affermazione, di per sé non errata, è tuttavia fuorviante, distorsiva e, seguendo la metafora medica, astigmatica. Porla alla base della strategia di un’azienda che voglia competere a livello globale può condurre a grossolani errori.
Partiamo da una domanda semplice: “Qual è il prodotto migliore? Esiste davvero il prodotto migliore?” È quello che dura di più? Sì, SE al cliente interessa che duri. È quello che costa di meno? Sì, SE al cliente interessa risparmiare. È quello che offre le prestazioni migliori? Sì, SE al cliente interessano queste prestazioni. E così via. Dunque, chi decide quale sia il prodotto migliore? Un buon indicatore è il successo che questo ha sul mercato. Il giudizio del mercato su un prodotto viene però influenzato, a volte in modo determinante, da fattori che nulla o poco hanno a che vedere con il prodotto in sé: reputazione del brand, reperibilità, tempi di consegna, servizio di assistenza, passaparola, proprietà intellettuale… ecc. ecc. Il mercato è un’entità astratta e al contempo concretissima, giudice severo e pure corruttibile, volubile, multiforme, vasto e minuscolo…. e a volte persino beffardo. Come ci si confronta dunque con un mercato globale nel 2021, anzi nel XXI secolo, anzi meglio nel TERZO MILLENNIO? Spesso abbiamo assistito a competizioni in cui differenti produttori si contendevano mercati e in cui a soccombere erano i prodotti tecnicamente migliori. Spesso queste storie vengono insegnate come “casi aziendali” agli studenti nelle università e leggendole appare incredibile che il management in carica non abbia saputo cogliere, leggere e interpretare dati che pure aveva a disposizione. Non c’è una risposta, non può esserci una sola risposta a questa domanda.
Esiste un metodo o meglio un atteggiamento che ci pone nelle condizioni giuste: l’umiltà. Qual è la soluzione che propone Mark Adler®, dunque? Nessun prodotto preconfezionato - incorreremmo nell’astigmatismo di cui sopra - ma un approccio umano e scientifico al tempo stesso, un metodo volto a confrontarsi con le realtà aziendali per condividere un pezzettino della strada verso il successo. Abbiamo una certezza – questa sì: il mercato premia chi si mette in discussione e lavora con metodo e passione, integrando le proprie competenze con quelle del suo team.